L’ordinovista veronese Marco Toffaloni condannato per la strage di Piazza della Loggia. Toffaloni e Ludwig. Il processo contro il secondo veronese continua.

Marco Toffaloni, nonostante la sua giovanissima età, nei primi anni settanta era già una figura importante nel panorama eversivo dell’estrema destra veronese. La condanna in primo grado a 30 anni per la strage di Piazza della Loggia non esaurisce la sua storia. Resta infatti in dubbio la sua appartenenza anche al gruppo Ludwig. Prosegue intanto il processo per il secondo ordinovista veronese accusato per la strage, Roberto Zorzi. Le prossime due udienze dirimenti per la sorte del procedimento.

6 aprile 2025 – Andrea Nicolini

Marco Toffaloni, veronese appartenente a Ordine Nuovo negli anni ’70, è stato condannato in primo grado dal Tribunale dei minori di Brescia alla pena di 30 anni perché riconosciuto come esecutore materiale della strage di Piazza della Loggia avvenuta il 28 maggio 1974.

Angoscini, persona presente in piazza al momento della strage e autore del libro “Vuoti di memoria. 28 maggio 1974 strage di Piazza Loggia” afferma in una intervista rilasciata a Radio onda d’urto  che un esponente del Partito Socialista della Svizzera, paese dove da anni ha trovato rifugio Toffaloni, ha chiesto la revoca della cittadinanza immediatamente dopo la condanna. Questo aprirebbe la strada all’estradizione ma è prevedibile che per raggiungere questo obiettivo, oltre alla rogatoria dei magistrati, servirà anche qualche pressione da parte del governo italiano.

Attualmente questo appare abbastanza difficile visto che alla prima udienza del processo l’attuale governo aveva “dimenticato” addirittura di presentare l’avvocatura dello Stato  in qualità di parte civile.

Sappiamo che la compagine governativa fatica non poco a condannare chiaramente gli episodi nostalgici che periodicamente fanno capolino e nei quali inciampano spesso anche esponenti politici che appartengono ai partiti di maggioranza.

Sulle stragi abbiamo assistito a veri e propri tentativi revisionisti anche da parte di figure apicali del governo Meloni

In fondo tutto questo è abbastanza comprensibile visto che molti affiliati ad Ordine Nuovo avevano in tasca anche la tessera del Movimento Sociale i cui capi difficilmente furono tenuti all’oscuro di ciò che si muoveva alla loro destra.

A dire il vero a noi non interessa il “tintinnar di manette” tanto caro alle destre, (ma non sempre). Comprendiamo e rispettiamo chi è rimasto vittima indiretta di quella strage e vorrebbe che Toffaloni venga estradato e consegnato alle carceri italiane.

Ci basterebbe sapere la verità e tutta la verità sulla strage di Piazza della Loggia e su altri accadimenti nei quali il neofascista veronese pare abbia avuto un ruolo.

Le prove documentali prodotte fino ad ora dal processo di Brescia e derivanti da precedenti sentenze dipingono già un quadro ben più ampio di quello disegnato fino a qualche anno fa. Sappiamo infatti che non solo i servizi segreti italiani erano coinvolti nella pianificazione delle stragi neonaziste e soprattutto nel coprire chi le ha commesse  ma emerge chiaramente anche il ruolo dei carabinieri e soprattutto del Comando Ftase, (Forze terrestri del sud Europa) ubicata nelle centralissima via Roma a Verona. Qui, come nella caserma dei carabinieri di Parona di Valpolicella, alle porte della città, quanto in una sede coperta del controspionaggio italiano nascosta all’ultimo piano di via Montanari dove aveva sede l’Inps, si tenevano riunioni con gli ordinovisti.

Siamo anche venuti a conoscenza del fatto che Ordine Nuovo era in sostanza un gruppo paramilitare utilizzato dalle strutture Nato per destabilizzare la fragile democrazia del nostro Paese in senso reazionario e che dopo la sua chiusura ufficiale decretata dal Ministero dell’interno l’organizzazione continuò ad esistere sotto diverse sigle e modalità.

Una di queste pare sia Ludwig, all’epoca  indicata dagli inquirenti come il frutto di due folli pre-politici a nome Abel e Furlan. Sono gli unici due condannati per una scia di sangue che ha interessato non solo Verona, (città natale e di residenza dei due) ma anche altre località in tutto il nord Italia e a Monaco. I due neonazisti, perché di questo si tratta, furono catturati solo perché colti in fragrante dal personale della discoteca Melamara che si apprestavano ad incendiare.

Le indagini condotte in quegli anni dalla Procura di Verona furono omissive nel senso che non presero mai in considerazione la possibilità che oltre ai due rampolli della Verona bene vi fossero altri personaggi coinvolti o altre strutture di riferimento.

Le testimonianze e i verbali che provengono oggi dal Tribunale di Brescia dipingono in realtà Ludwig come una delle tante costole di Ordine Nuovo ed ampliano lo spettro dei suoi affiliati ad una decina.

Proprio grazie a questo materiale e alla “riscoperta” di vecchie testimonianze nelle quali gli assassini vengono indicati in numero di tre e non di due.

Uno di questi casi riguarda l’incendio del cinema Eros a Milano, dove morirono sei persone. Anche per questo la Procura milanese qualche mese fa ha riaperto le indagini sul gruppo Ludwig.

E’ venuto alla luce anche il cosidetto “gruppo dei maghetti” che era in realtà un gruppo interno a Ordine Nuovo di Verona nel quale vi erano giovani e giovanissimi che si avvicinavano a forme esoteriche ispirate al nazismo e delle quali Julius Evola, figura di riferimento di quel mondo oscuro e spaventoso.

Mondare il mondo con il ferro e con il fuoco era la crudele risultanza della sua filosofia omicida. Caratteristiche riscontrabili negli efferati omicidi rivendicati da Ludwig e in alcune realtà di pericolosità sicuramente minore ma che seguivano gli stessi concetti come, ad esempio, le Ronde pirogene di Bologna.

Marco Toffaloni faceva parte del “gruppo dei maghetti” e anche delle Ronde Pirogene. Conosceva bene Abel e Furlan che a loro volta avevano altri contatti all’interno di Ordine Nuovo. Vi sono diversi indizi che pongono Toffaloni all’interno del gruppo Ludwig e sarebbe importante avere conferma e conoscenza anche di questo mondo rimasto per troppo tempo avvolto nel mistero e nell’incertezza.

Altre accuse circostanziate potrebbero quindi interessare l’ordinovista veronese

Intanto procede anche il secondo procedimento, quello contro Roberto Zorzi, l’altro ordinovista veronese ritenuto, al pari di Toffaloni, esecutore materiale della strage di Piazza della Loggia. Anche lui si è rifugiato all’estero da molti anni. Ha ottenuto la cittadinanza statunitense e proprio in quel paese ha aperto un allevamento di cani doberman al quale ha dato il nome “Littorio”.

Lunedì 7 aprile riprenderanno a Brescia le udienze di questo processo. Sarà sentita in particolare la testimone chiave del processo, Ombretta Giacomazzi, all’epoca dei fatti fidanzata di Silvio Ferrari, neofascista bresciano ucciso dalla bomba che trasportava sulla sua Vespa qualche giorno prima della strage.

La testimonianza della Giacomazzi è importante perché lei, al seguito di Ferrari partecipò alle riunioni tra ordinovisti e carabinieri all’interno della caserma di Parona di Valpolicella. Un’audizione attesa a lungo e che ora è possibile fare soltanto oggi, dopo la morte del generale dei carabinieri Delfino, che nel tempo a minacciato di morte più volte la Giacomazzi dissuadendola dal raccontare quanto sapeva.

Grande importanze ha avuto anche  l’ultima udienza con l’interrogatorio di una donna che ha smontato l’alibi che nel tempo Roberto Zorzi, con il beneplacito dei carabinieri, si era costruito.

Qui sopra una delle foto scattate subito dopo l’esecuzione della strage che immortala Marco Toffaloni all’interno della piazza, a pochi metri dai corpi delle vittime ancora stese sul selciato. Una foto che è stata analisi di confronti biometrici e che ha avuto grande rilevanza nella condanna inflitta all’ordinovista veronese.

Andrea Nicolini
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