Massimo Mariotti, un culo per tre poltrone!
Durante la prima seduta del Consiglio comunale dell’era Tommasi sono state espletate, tra le altre, alcune pratiche burocratiche. Una in particolare, compresa nella delibera n°75, riguarda la contestazione di eventuali incompatibilità o altre cause ostative che impediscano ai neo-eletti consiglieri comunali di ricoprire il ruolo elettivo. La verifica è un compito puramente tecnico e viene svolto dagli uffici comunali competenti.
Al di là di alcuni casi minori che illustravano casi di incompatibilità tra recenti neo-eletti alla carica di consigliere comunale e precedenti incarichi in Consigli circoscrizionali, (peraltro tutti risolti senza problemi), il caso eclatante riguarda una vecchia conoscenza della destra veronese. Si tratta di Massimo Mariotti, decano della politica più sfacciatamente ispirata al fascismo al punto che, una sua famosa frase contenuta all’interno delle mail che spediva con il suo account ufficiale del Comune, “E’ gradita la camicia nera”, ha dato il nome ad un recente libro del giornalista Berizzi che racconta, (pur con qualche imprecisione), quel pezzo della Verona nera che purtroppo conosciamo molto bene.
Le possibili incompatibilità rilevate dai tecnici del Comune nei confronti della figura di Massimo Mariotti che, ricordiamo, è stato eletto nelle liste di Fratelli d’Italia e sostenuto anche dai nerboruti ragazzotti di Casa Pound, che evidentemente identificano nell’anziano camerata il nuovo che avanza, (sigh!), riguardano due cariche attualmente ricoperte.
La prima è quella di Presidente dell’azienda Se.ri.t., una controllata di Amia, a sua volta facente parte del gruppo Agsm, direttamente controllata dal Comune di Verona. Se.ri.t si occupa della raccolta dei rifiuti ma spesso e volentieri è coinvolta dal Presidente Mariotti per sponsorizzare iniziative della destra radicale e, addirittura, un evento di negazionisti climatici.
In questo caso l’incompatibilità non pare così chiara in quanto Se.ri.t, pur essendo, come già scritto, controllata da una catena aziendale che fa capo alla maggior società partecipata dal Comune di Verona, non è direttamente assoggettata ad essa e la normativa inerente non è contemplata dal Testo unico sugli Enti locali che regola tali incongruenze. L’indicazione del Consiglio comunale è quindi quello di scrivere a Se.ri.t per mettere la società nelle condizioni di prendere, se lo riterrà, provvedimenti in merito.
Nel secondo caso, invece, che vede Massimo Mariotti ricoprire la carica di Consigliere dirigenziale del Consorzio Zai, (che gli garantisce un emolumento di 25mila euro l’anno), la situazione è meno ambigua in quanto si tratta di una società direttamente controllata dal Comune di Verona e ricade a pieno titolo all’interno del regolamento emanato dal Testo unico degli Enti locali.
L’incompatibilità si ravvisa ovviamente nel fatto che con il voto che Massimo Mariotti potrebbe legittimamente portare al consiglio comunale in eventuali decisioni che riguardino il Consorzio Zai o Se.ri.t. potrebbe influenzare in modo determinante azioni o decisioni riguardanti società nelle quali riveste posizioni apicali.
Massimo Mariotti, da parte sua, ha risposto alle contestazioni che gli venivano segnalate affermando candidamente di aver depositato presso gli uffici comunali due pareri di legali amministrativisti che, secondo lui, gli permetterebbero di sedere sulle tre poltrone contemporaneamente.
Mettendo per un attimo da parte l’aspetto normativo e regolamentare, balza agli occhi in modo inequivocabile una questione di opportunità politica che, a nostro modo di vedere, dovrebbe indurre il neo-consigliere nel decidere se preferisce restare in un ambito di decisionalità politica oppure ricoprire incarichi aziendali più tecnici e organizzativi.
Per riuscire però a ragionare in questo senso sarebbe necessario uno sforzo di onestà intellettuale, qualità che pensiamo non appartenga al neo-consigliere Mariotti. Lo scriviamo a ragion veduta visto che, ad esempio, nonostante percepisca decine di migliaia di euro dalle casse del Comune di Verona, e quindi dalle tasche delle cittadine e dei cittadini della Repubblica italiana, lo stesso Mariotti non ha esitato a postare, in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno 2020, un’immagine nella quale asseriva che, a suo modo di vedere, l’unica Repubblica è quella sociale, un chiaro riferimento nostalgico a quella Repubblica di Salò che tanto dolore e tanto orrore ha portato cercando di impedire in tutti i modi al popolo italiano di riacquistare la libertà e, in ultima analisi, di costruire proprio quella Repubblica che garantisce lo stipendio di Massimo Mariotti.