Karl Hass, servitore di due padroni. Dalle Fosse Ardeatine alla strategia della tensione

Articolo di Andrea Nicolini – 6 aprile 2024

Una rete di spie costituita anche da criminali di guerra nazisti al soldo degli americani e con il beneplacito delle istituzioni italiane. Il primo nucleo di quella che diventerà di li a poco una maledetta sinergia tra servizi segreti statunitensi ed italiani, nazisti e neonazisti con l’obiettivo di limitare la libertà di scelta della popolazione italiana ricorrendo anche alla violenza stragista

Roberto Giustini, giornalista. Compare in una fotografia risalente al 1948. E’ in secondo piano, in piedi, mentre in primo piano è immortalato il colonnello stautnitense Joseph Luongo. L’occasione è la cerimonia di battesimo del figlio di quest’ultimo.

Roberto Giustini, giornalista. Alcuni frame lo ritraggono mentre appare, in qualità di comparsa nel famoso film di Luchino Visconti “La caduta degli Dei”. Imbraccia un’arma e la sua parte a lui assegnata è quella del soldato  tedesco durante l’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Karl Hass, a sinistra, e Kappler a destra

Una parte che gli calza a pennello come del resto la divisa che indossa nel film. Roberto Giustini alle Fosse Ardeatine, in quel tragico 25 marzo 1943, c’era davvero, in carne ed ossa. Solo che a quel tempo il suo nome, il suo vero nome, era Karl Hass e il suo grado era quello di maggiore delle SS.

Karl Hass, alias Roberto Giustini, era un criminale di guerra ma per molto tempo ha potuto girare liberamente per l’italia totalmente impunito. Chi ha dato una nuova identità  all’assassino nazista?  E cosa ci faceva un criminale di guerra nazista al fianco di un colonnello statunitense circa tre anni dopo la fine della guerra?

La risposta è tanto semplice quanto cinica: era scoppiata, all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, la cosidetta “Guerra fredda”. Con una giravolta orwelliana l’alleato sovietico di ieri era diventato il nuovo nemico mentre il precedente nemico nazifascista era si era trasformato in  una risorsa preziosa in chiave anticomunista. In fondo quegli stessi ufficiali delle SS erano stati i più zelanti nella caccia ai “banditen”, nome con il quale identificavano i partigiani, tra i quali spiccava la componente comunista.

Karl Hass, che rappresentò il vertice di questa rete di spie,  venne  arrestato e il 15 dicembre 1947  e subito reclutato dal Cic, (Counter Intelligence Corps), il servizio segreto militare statunitense. Un documento desecretato della Cia, (vedi allegato), mostra interesse per Karl Hass e attesta i rapporti dell’ex nazista con il Cic. A reclutarlo fu il colonnello Josph Peter Luongo, uno dei più attivi agenti  e responsabile per quanto riguardava i collegamenti tra il servizio militare statunitense ed il Ministero degli Interni italiano.

La prima pagina del documento desecretato della Cia che attesta il reclutamento del criminale di guerra Karl Hass

Tutto questo non accadde infatti all’insaputa delle istituzioni italiane competenti e la “tutela” di Karl Hass non fu solamente costruita dai servizi americani. Facendo un balzo in avanti dall’epoca che stiamo raccontando, infatti, ricordiamo che Hass fu arrestato e processato per i suoi crimini, assieme al suo commilitone Priebke, in età avanzata e, contrariamente al co-imputato, potè trascorrere gli ultimi anni della sua vita agli arresti domiciliari godendo addirittura di una pensione di 200mila lire concessa dal governo italiano di allora per “servigi resi alla Repubblica italiana”.

Karl Hass era una pedina ambita nel dopoguerra in quanto, a partire dal 1943, lavorò presso il Comando tedesco di Verona in qualità di responsabile del servizio informativo e di sicurezza. Tale circostanza verrà confermata dallo stesso Hass durante un interrogatorio predisposto dal giudice Guido Salvini negli anni nei quali ricopriva il ruolo di giudice istruttore nell’ultima inchiesta inerente la strage di Piazza Fontana.

L’interrogatorio si rese necessario quando Salvini ed il colonnello Giraudo del Ros, durante le loro indagini, si imbatterono nella rete di spie organizzata dal Cic e dalla Cia, i due servizi segreti statunitensi che usufruivano entrambi di un ufficio all’interno della sede delle Forze terrestri atlantiche, (leggi Nato) del Sud Europa, conosciuta con l’acronimo di Ftase. Essa, fino a qualche anno fa, risiedeva a Palazzo Carli, nella centralissima via Roma di Verona.

Nello specifico i due inquirenti intendevano appurare quali fossero i rapporti tra la rete costituita dalle spie ex SS, quella dell’organizzazione neonazista e stragista del grupppo veronese di Ordine Nuovo e i servizi segreti già citati. Va inoltre ricordato come un notevole impulso alle indagini sulla rete di spie nata dall’operazione denominata “Los Angeles” e che comprendeva Karl Hass fu dato dalla decisione del presidente americano Bill Clinton di desecretare, con un’apposita legge, circa un milione di documenti precedentemente classificati top-secret.

Nel prezioso documentario della trasmissione “Spotilight” di RaiNews andata in onda nel dicembre del 2021,  (vedi allegati), che ricostruisce in modo dettagliato la storia che stiamo raccontando. E’ lo stesso Guido Salvini a mostrare la foto alla quale abbiamo accennato all’inizio dell’articolo svelandone la provenienza. La foto è stata rinvenuta nell’archivio del Sismi, il servizio segreto militare italiano, (ex Sifar). L’ennesima prova, se ve ne fosse ulteriore bisogno, della conoscenza da parte dei servizi segreti italiani, e quindi del Ministero dell’Interno, dell’esistenza della rete “Los Angeles”.

A questo punto è doveroso aprire una parentesi per intrecciare questa vicenda con il contesto geopolitico che permise la sostanziale impunità, al di là di alcune pene irrisorie, dei responsabili che, dopo l’8 settembre 1943 e la conseguente occupazione nazista del territorio italiano, supportata dai repubblichini di Salò, si macchiarono di crimini di guerra efferati come l’esecuzione di stragi di civili inermi, tra le quali quelle delle Fosse Ardeatine, di S.Anna di Stazzema e di Marzabotto rappresentano solo la punta di un iceberg.

Nel 1994 in uno sgabuzzino della Cancelleria della Procura militare  di Palazzo Cesi, sede del Consigilio della Magistratura Militare della Procura generale militare della Repubblica Italiana, venne rinvenuto un armadio che, curiosamente, aveva  le ante rivolte al muro. A scoprirlo fu Antonio Intelisano, proprio il magistrato che si stava occupando del  processo a Priebke ed Hass. L’armadio, passato alla storia con la definizione di “Armadio della vergogna”, conteneva 695 fascicoli, frutto delle  inchieste condotte nell’immediato dopoguerra dalla stessa Procura Militare che indagava sui crimini di guerra perpetrati dalle truppe germaniche e repubblichine all’indomani dell’8 settembre 1943. All’interno dell’armadio era stato nascosto anche un registro che riportava 2274 notizie di reato inerenti lo stesso tema. Anche questo ultimo documento era stato prodotto dalla Procura generale del Tribunale supremo militare. Ulteriori informazioni erano scritte in un Promemoria, individuato nello stesso luogo, intitolato “Atrocities in italy” prodotto dall’organizzazione militare britannica Special Operations Executive. In seguito al ritrovamento venne istituita una Commissione parlamentare di inchiesta per capire le cause dell’occultamento dei fascisoli. La relazione di minoranza della Commissione redatta nel 2006 apre uno squarcio sulle reali motivazioni che portarono all’impunità sostanziale dei responsabili e dell’occultamento delle prove a loro carico.

La copertina del famoso libro che ripercorre la vicenda dell’occultamento dei dossier che contenevano le prove e i nomi dei responsabili delle stragi nazifasciste perpetrate all’indomani dell’8 settembre 1943. Il volume è opera del giornalista d’inchiesta Franco Giustolisi.

La nuova situazione geopolitica e del mondo diviso in blocchi ideentificava la neonata Repubblica Federale Tedesca, al pari  dell’Italia, come pilastro nel contenimento del nuovo nemico sovietico. L’immediata conseguenza del nuovo assetto gropolitico fu il tentativo, purtoppo riuscito, di insabbiare e rimuovere dalla lista delle priorità  l’assicurare alla giustizia i responsabili nazifascisti delle stragi e delle violenze condotte nei confronti della popolazione civile italiana.

Nel 1951 la Presidenza del Consiglio dei ministri italiana fu informato della posizione americana che premeva lavorava alla creazione di una Commissione internazonale per concedere la grazia ai criminali di guerra nazisti. Nell’occasione il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, riporta la relazione di minoranza della Commissione parlamentare di inchiesta, giudicava

molto severamente l’atteggiamento di paesi che continuano invece ad applicare leggi eccezionali e che, a distanza di cinque anni dalla fine della guerra, istruiscono processi a carico di cittadini tedeschi per fatti commessi nel proprio

Il governo statunitense invitava inoltre ad utilizzare lo strumento della Grazia nei confronti dei criminali di guerra piuttosto che quello dell’amnistia che avrebbe potuto incontrare una severa opposizione da parte della popolazione. Per lo stesso motivo la Grazia avrebbe dovuto essere dispensata con attenzione e diluita nel tempo.

Non bastava quindi l’amnistia concessa da Togliatti il 22 giugno 1946 ai fascisti che si erano macchiati di gravi reati ma anche i criminali di guerra nazisti andavano liberati e dimenticati se non, in alcuni casi come quello che stiamo raccontando, “ripescati”  dalla nuova superpotenza egemone nel blocco occidentale.

Nei due anni successivi al monito statunitense 5 militari tedeschi sugli 11 condannati in Italia per crimini di guerra avevano già ricevuto la Grazia e, sempre secondo quanto scritto nella relazione, altri l’avrebbero ottenuta entro breve tempo, come prevedeva un piano riservato elaborato dal Ministero della Difesa e dalla Procura generale militare. Tutto questo è riportato in un documento datato 8 giugno 1951 agli atti della Commissione parlamentare di inchiesta sull’occultamento dei fascicoli.

Chiudendo la parentesi che ci ha permesso di analizzare brevemente quali fossero le ciniche dinamiche della “ragion di Stato” e tornando a raccontare la vicenda relativa ad Hass, ormai trasformato in Roberto Giustini, è di fondamentale importanza citare ancora un passaggio della solita Relazione di minoranza nel punto in cui afferma che:

“In previsione della possibile vittoria del Fronte delle Sinistre nelle elezioni del 1948, il maggiore Hass aveva quindi attivato una serie di contatti fra la struttura americana e gli ambienti dell’estrema destra romana al fine di concordare un eventuale piano di occupazione, in caso di vittoria elettorale delle sinistre, dei principali edifici pubblici e del trasmettitore radio di Monte Mario (dep. citata, f. 3). Nel corso di tale attività, fra l’altro, il maggiore Hass era entrato in contatto con il funzionario del Ministero dell’Interno Ulderico Caputo (f.6) e cioè proprio il funzionario indicato nell’appunto del 22.3.1960 appena illustrato, accanto al nome del maggiore Joseph Luongo. (Parlamento Italiano XIV Legislatura – Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Cause dell’Occultamento di Fascicoli Relativi a Crimini Nazifascisti – Relazione di Minoranza (PDF), su camera.it, 24 gennaio 2006, p. 206.)

Questo ulteriore stralcio della Relazione testimonia la centralità di Karl Hass nelle prime attività eversive che si stavano programmando nel nostro paese ben prima della cosidetta “Strategia della tensione” e dello status di paese totalmente subalterno al governo di Washington previsto per l’Italia, al punto che i servizi segreti americani potevano permettersi di prevedere un colpo di stato anche con l’ausilio di chi, nel nostro territorio, si era precedentemente macchiato di crimini di guerra.

Questo tipo di ingerenze si ripeterono nel tempo, dando vita, negli anni ’60 e ’70 con i Piano Solo e con il tentativo di golpe, abortito all’ultimo momento, organizzato dall’ex comandante della XMas Junio Valerio Borghese. Allo stesso modo altri occultamenti e depistaggi rispetto alle responsabilità sulle attività eversive e stragiste accompagnarono i primi decenni della Repubblica arrivando fino ad oggi.

E’ una storia della quale ormai conosciamo molte verità e che purtroppo vedrà la nostra città, Verona, sempre più implicata nelle trame nere che sconvolsero il nostro paese.

Nel nostro prossimo articolo proveremo a mettere a fuoco alcune di queste trame e, nell’affrontarle, scopriremo insieme come la città scaligera sia stata al centro delle attività spionistiche americane. Ritroveremo il colonnello Luongo che, assieme ad altri suoi colleghi, estese la sua rete spionistica alle spettrali figure di Ordine Nuovo in vista della stagione stragista.

Fontei e approfondimenti:

https://www.raiplay.it/video/2021/06/La-rete-silenziosa-Chi-ha-protetto-i-criminali-di-guerra-delle-SS–Prima-parte-bacd93a9-2c4f-4906-8c8f-4c3344ba532b.html

Spotlight, il settimanale di inchiesta di Rainews, indaga su una rete clandestina che i servizi segreti americani attivano nel dopoguerra per sostenere i criminali di guerra nazisti in funzione anticomunista. Documenti inediti rivelano che alla guida di quella struttura c’era Karl Hass, uno degli ufficiali delle SS responsabili della strage delle Fosse Ardeatine. Un filo nero che arriva fino ai nostri giorni. Prima parte – di Valerio Cataldi con la collaborazione di Andrea Palladino

https://drive.google.com/file/d/19vsM62C_oYd3XqKToiOqaKuoAgo9ZpeX/view?usp=drive_link

La Relazione di minoranza della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell’occultamento dei fascicoli sui crimini di guerra

https://drive.google.com/file/d/14_xLgYdqcUVRvXp26HdWwP5A3FChvoBE/view?usp=drive_link

“La rete informativa americana Los Angeles”, un testo redatto dal giudice Guido Salvini, e scaricato dal suo sito, correlato di documenti che certificano l’esistenza della rete infromativa del Cic (Center Intelligence Corps).

https://drive.google.com/file/d/1Es5G3jd_gIrrkVbV05cjauKckJlRdc2I/view?usp=drive_link

Il documento desecretato della Cia, datato 29 luglio 1953 e del quale nell’articolo è riportata la sola prima pagina, che attesta il reclutamento di Karl Hass

https://drive.google.com/file/d/16loaI4O1kSpVK1Iz_CSue5J5wTx_pP4c/view?usp=drive_link

La sentenza del Tribunale Militare di Roma che, in data 22 luglio 1997, condanna alla pena dell’ergastolo Karl Hass ed Erich Priebke alla pena dell’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine

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Andrea Nicolini
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