La Pastasciutta Antifascista a Bovolone è “divisiva” solo per chi non ha fatto i conti con il passato!

Fascismo e Antifascismo, ci dicono gli esponenti della destra istituzionale, sono categorie di pensiero ormai desuete e anacronistiche. Nelle loro affermazioni traspare spesso anche il concetto di equivalenza mentre, in troppi casi, nei fatti, definiscono come “divisive” le iniziative antifasciste ma tacciono, o addirittura rivendicano come “libertà di espressione”, quelle ispirate al revisionismo storico o nostalgiche del ventennio fascista.

E’ una dinamica in auge da diverso tempo, tesa a scalfire, giorno dopo giorno, la differenziazione che deve necessariamente intercorrere tra carnefici e vittime, provando così a rendere tutto indistinguibile e recuperando nel contempo un pensiero autoritario e liberticida a suo tempo sconfitto dalla popolazione italiana.

E’ così che la Festa della Liberazione dovrebbe, a loro dire, diventare una commemorazione nella quale si ricordino allo stesso modo i repubblichini di Salò e i partigiani, gli oppressori e i liberatori.

Ed è sempre seguendo questo solco che la tragica vicenda delle Foibe viene volutamente decontestualizzata dalle responsabilità del fascismo nei confronti delle popolazioni slave, con l’obiettivo di affiancarla poi al genocidio della Shoah nel tentativo di proporre un quadro nel quale tutti erano colpevoli e nessuno possa puntare il dito!

E’ una strategia che purtroppo, mano a mano che ci si allontana da quegli avvenimenti e che i testimoni oculari ci lasciano, pare funzionare.

Svelarne i meccanismi ogni volta che si rivelano è quindi sempre più necessario.

Questa teoria del “divisivo” si avvale del miraggio della “riappacificazione nazionale”, impossibile da perseguire fino a quando anche le persone, e a maggior ragione i rappresentanti politici delle destre, non faranno i conti con il passato superando e condannando il fascismo.

In questa ottica, ad esempio, definireste un ostacolo sul cammino della “riappacificazione nazionale”, e quindi “divisiva”, la rievocazione storica della Spaghettata Antifascista distribuita, nel paese di Campegine il 25 luglio 1943, dai fratelli Cervi in occasione della destituzione e dell’arresto di Benito Mussolini? E può essere definita una “pagliacciata” e pericolosa perché “di parte”?

Ma “divisiva” nei confronti di chi se non di quelli che, appunto, non hanno ancora fatto i conti con il fascismo?

Eppure, in un contesto di “riappacificazione nazionale” l’arresto di un dittatore che tanta violenza ha dispensato nel nostro paese dovrebbe rappresentare un fatto positivo, altrimenti di cosa stiamo parlando?

E invece, le stesse parole virgolettate più sopra, e nella stessa occasione della rievocazione della Spaghettata Antifascista, sono state utilizzate in un post su Facebook dal capogruppo di Fratelli d’Italia nel Comune di Bovolone.

Il post del capogruppo di Fratelli d’Italia di Bovolone

Si sarebbe trattato della prima Pastasciutta Antifascista in quel grosso paese della Bassa veronese ma, non appena uscita la locandina che pubblicizzava l’evento patrocinato dall’Anpi, dai sindacati confederali e dall’Istituto Cervi, (ma non dal Comune di Bovolone), il consigliere Costantino Turrini ha dato la stura alle proteste.

L’iniziativa avrebbe dovuto svolgersi presso un centro sociale del comune, il cui direttivo aveva accettato la proposta. Da parte loro le forze dell’ordine, come da mandato costituzionale, si erano dette pronte a garantire la sicurezza della manifestazione.

Ma a due giorni dalla data fatidica proprio i vertici apicali delle forze dell’ordine hanno revocato il permesso adducendo motivazioni risibili rispetto a possibili problemi di ordine pubblico. Da parte loro gli organi competenti della gestione del centro sociale Casella si sono improvvisamente “dissociati” dall’iniziativa.

In questa vergognosa vicenda appare chiaro come qualcuno non abbia fatto i conti con il passato e che qualcun altro dimentica che la Repubblica Italiana e la sua Costituzione nascono dal sacrificio di tanti, compresi i sette fratelli Cervi. Chi non ha invece dimenticato sono gli attivisti dell’Associazione partigiani d’Italia e quella parte di cittadinanza che si sono comunque recati davanti ai cancelli chiusi del Centro sociale Casella. A loro, per inciso, va tutta la nostra solidarietà!

E scusateci se nel dare questi giudizi risultiamo divisivi a qualcuno, ma continueremo ad esserlo fino a quando in questo paese non esisterà una destra moderna che, seppur distante dalle nostre idee, avrà dimostrato di prendere inequivocabilmente le distanze da un passato tragico che troppe volte viene rivendicato come un orrido feticcio.

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Andrea Nicolini
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