Se gli squadristi di Casa Pound si atteggiano ad “intellettuali”.

11 aprile 2022. Articolo di Andrea Nicolini

Cremona. La domenica del 18 gennaio 2015, verso le 18.30, l’oscurità era già calata. Una dozzina di militanti di Casa Pound provenienti da un bar della zona stadio, abituale ritrovo dei tifosi della squadra locale della Cremonese, si diressero verso il Centro Sociale Dordoni. Emilio Visigalli, cinquantenne militante di sinistra, fu colpito selvaggiamente alla testa e poi, mentre era a terra, su tutto il corpo, con un’asse di legno. Solamente l’intervento di un ragazzo del Dordoni, che disperse gli squadristi spruzzando il contenuto di un estintore, evitò che la tragedia assumesse dimensioni ancora più tragiche.

Il referto ospedaliero non lasciava alcun dubbio sul fatto che ciò che era accaduto fosse un vero e proprio tentato omicidio:

«un trauma cranico-encefalico con frattura dello splancnocranio» (ovverosia della faccia) e relativo «interessamento delle orbite», «contusioni cerebrali multiple bilaterali», contusioni anche «polmonari bilaterali» con la «frattura di due costole» seguite da «pneumotorace destro».

Emilio Visigalli è rimasto invalido in modo permanente ed è stato costretto a ripetuti interventi chirurgici.

L’Osservatorio democratico sulle nuove destre, dal quale abbiamo ricavato queste informazioni così dettagliate, racconta anche che, fin dal suo arrivo nella città di Cremona, nel 2003, la sede di Casa Pound si scelse il nome di “Stoccafisso”. Il nome, apparentemente innocuo, è in realtà legato all’utilizzo di stecche di baccalà sotto sale, lunghe anche un metro e mezzo, per picchiare i loro oppositori politici. Siamo durante il “biennio rosso” subito dopo che la Prefettura vietò il possesso dei manganelli agli squadristi cremonesi, seguaci del ras cittadino Farinacci.

Quello che può quindi sembrare un aneddoto fuori contesto in realtà la dice lunga sulla vocazione squadrista di Casa Pound, a Cremona ma non solo, come dimostrano le ripetute aggressioni, alcune delle quali avvenute recentemente a Verona.

Vito Guido Taietti, oggi dirigente di Casa Pound e all’epoca dei fatti esponente di punta del gruppo fascista di Cremona, è stato condannato dal Tribunale di Cremona, l’8 ottobre del 2019, a sette anni e due mesi di reclusione proprio in relazione al gravissimo episodio riportato sopra.

Lo stesso Taietti è stato invitato a Verona dalla sede locale di Casa Pound, “Il Mastino”, per presentare il suo secondo libro “Stregoneria politica. Manuale di comunicazione politica non convenzionale”, pubblicato per la casa editrice Altaforte, molto vicina a Casa Pound.

Il fatto che un picchiatore fascista si atteggi ad “intellettuale” non deve stupire. Pare infatti che i “fascisti del terzo millennio” adottino spesso questa trasformazione. In fondo lo stesso Francesco Polacchi, l’editore che ha pubblicato Taietti, già denunciato pe apologia di fascimo, ha un passato da squadrista. Il 28 ottobre del 2008, infatti, mentre era responsabile a Roma della formazione giovanile di Casa Pound, “Blocco Studentesco”, guidava i fascisti nell’aggressione contro gli studenti dell’Onda che si opponevano alla riforma Gelmini. Nella foto sottostante lo possiamo vedere, in primo piano e con la camicia aperta mentre tiene un bastone tra le mani. Ricordiamo inoltre che recentemente il creatore di AltaForte è stato condannato ad un anno per un’altra aggressione avvenuta nel 2017.

Questo dunque, pare il massimo livello culturale che il gruppo fascista sia in grado di esprimere.

Taietti è stato a Verona l’8 aprile e sicuramente è stato ben accolto dai militanti de “Il Mastino”… in fondo tra picchiatori fascisti ci si intende

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Andrea Nicolini
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