L’intimidazione al giornalista Tornago e il corto circuito delle contraddizioni delle destre

Il giornalista Andrea Tornago, è un affermato giornalista del gruppo “L’Espresso-La Repubblica”.

Ha firmato diversi articoli che scandagliano i movimenti della destra radicale, dando conto di dinamiche discriminatorie e illiberali.

Recentemente si è anche occupato della nota vicenda legata alla casa del sindaco, aquistata, a quanto pare dall’inchiesta da lui condotta assieme al collega Paolo Biondani, con metodi eticamente discutibili, ad una cifra ben al di sotto della valutazione di mercato, causando problemi non indifferenti, di carattere economico, alla coppia che ne era proprietaria. Federico Sboarina si è molto risentito per la notizia apparsa sull’”Espresso” e ha minacciato querele a destra e a manca, ritenendosi offeso dalle accuse ed estraneo alla vicenda. Le parole con le quali ha definito l’inchiesta giornalistica che lo riguardava, alla luce di ciò che è successivamente accaduto, è davvero inquietante: “spazzatura”.

E Ieri mattina il giornalista ha ritrovato la sua macchina completamente imbrattata e coperta proprio di spazzatura!

Prima che qualche buontempone indichi il gesto come frutto di una goliardata, come spesso accade nella nostra città, ci teniamo a precisare che in realtà, ai nostri occhi, si è trattato di una vera e propria intimidazione.

Chiaramente saranno le indagini in corso a fare chiarezza sull’accaduto e sulle responsabilità del gesto, ma è facile ipotizzare che possa esserci una chiara matrice politica dietro l’accaduto. Un indizio in questo senso è portato dal fatto che le indagini, scrivono i giornali, siano portate avanti dalla Digos, e cioè dalla polizia politica.

E se questo è, è altrettanto chiaro che gli ambienti interessati sono proprio quelli ai quali gli articoli del giornalista, al quale va tutta la nostra solidarietà, hanno dato più fastidio.

Se le cose stessero in questi termini, e, ripetiamo, si tratta solamente, per ora, di nostre ipotesi, emergerebbe un quadro davvero fosco e minaccioso verso chiunque, personaggio pubblico o semplice attivista, osasse contrastare, con la penna o con le parole, la galassia della destra veronese, sempre più indistinguibile, peraltro, nelle consuete accezioni “istituzionale” o “radicale”.

Riteniamo opportuno segnalare che si tratterebbe della stessa galassia neofascista o giù di li che da tempo utilizza strumentalmente proprio il concetto di “libertà di espressione”. Come non pensare, ad esempio, alla mozione di Andrea Bacciga tesa a sostenere la posizione dell’allora ministro Lorenzo Fontana, (personaggi con noti legami proprio negli ambienti dell’estrema destra) che avrebbe voluto abolire la Legge Mancino. Si tratta di una legge, ricordiamo, che norma i reati di istigazione all’odio razziale, ma che veniva presentata dal consigliere comunale e dall’ex ministro come illiberale perché limitante la libertà di espressione.

La stessa cosa sta succedendo oggi con la Legge Zan, che vorrebbe istituire reati aggiuntivi per chi discrimina e colpisce persone per il loro orientamento sessuale, le persone portatrici di handicap o le donne, vittime quotidiane di violenze inaudite. Anche in questo caso le motivazioni addotte ripercorrono quelle già descritte, ovvero la rivendicazione del mantenimento di una libertà di espressione assoluta e assolutista, anche, evidentemente, quando incita alla violenza, alla discriminazione, all’odio.

Qualcuno potrebbe risentirsi nel leggere questo testo, e affermare che non si possono mettere assieme capre e cavoli, come non si possono mettere sullo stesso piano realtà dell’estrema destra come, ad esempio, CasaPound o Forza Nuova, con partiti politici come Fratelli d’Italia o Lega. In realtà le cose, come abbiamo dimostrato in tutti questi anni, non stanno proprio così, e le alleanze tra i movimenti della destra radicale, chiaramente riconducibili, per loro stessa ammissione o per simbologia, al nazifascismo, con partiti istituzionali che evidentemente accettano tali derive nostalgiche, stanno lì, a fugare ogni eventuale dubbio.

Il corto circuito delle contraddizioni in merito alla “libertà di espressione” della quale si ergono, nonostante tutto, a paladini, è davanti agli occhi di tutte e tutti, e a noi non resta che coglierla e dargli il giusto peso. Pensiamo, ad esempio, alla Lega, che vorrebbe modificare, (o sostituire) il testo della legge Zan con uno più “appropriato”, che non vada a ledere, dice Matteo Salvini, i prìncipi della libertà di espressione. La credibilità di queste affermazioni è completamente annientata, però, nella difesa pubblica dell’operato di Victor Orban, il presidente, (o dittatore?), ungherese che, oltre a censurare l’informazione, ha appena varato una legge del tutto liberticida, condannata dalla stessa Unione Europea, e discriminatoria rispetto ai diritti delle persone con orientamento sessuale lgbt.

Tornando alla vettura oltraggiata di Andrea Tornago, non possiamo che fare queste considerazioni, con la speranza di riuscire a veicolare un messaggio teso alla comprensione che anche fatti che appaiono “minori”, e che potrebbero domani essere definiti senza troppi problemi, a causa dell’indifferenza generale, come “goliardate” o “ragazzate” scaturiscono quasi sempre da precise strategie politiche, che non esitiamo a definire ipocrite e pericolose.

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Andrea Nicolini
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