La guerra contro i poveri del sindaco Sboarina

Nei giorni scorsi è stato segnalato quanto sia ipocrita ma, nello stesso tempo, volano per la campagna elettorale della destra in vista delle elezioni amministrative del 2022, l’ossessiva azione di sgombero di edifici abbandonati e occupati.
Oggi, a essere al centro di questa azione repressiva sono in massima parte i migranti che lavorano nei campi agricoli del veronese, ma in un prossimo futuro temiamo che, allo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti, a essere coinvolti da questa visione repressiva, che si rifiuta di trovare soluzioni al problema dell’emergenza abitativa, saranno anche molti cittadini italiani.
Il sindaco Sboarina, in perfetta continuità con il suo attuale “acerrimo nemico” Flavio Tosi, (l’ex sindaco sceriffo), persegue una campagna elettorale all’insegna della “sicurezza”, o di quello che lui ritiene tale.
In fondo è difficile trovare qualche elemento che possa rivendicare come esempio di amministrazione positiva nel suo mandato. Il progetto filobus, ad esempio, pare aver ridotto l’obiettivo non tanto alla realizzazione dell’infrastruttura, ma alla chiusura dei cantieri aperti, ossia all’azzeramento totale del tentativo. Allo stesso modo, un altro obiettivo sbandierato durante la scorsa campagna elettorale, il cosidetto Central Park che avrebbe dovuto sorgere all’ex scalo merci di Porta Nuova, è smentito nei fatti dagli stessi proprietari, (le Ferrovie) che smentiscono le promesse del sindaco in documenti ufficiali.
Gli esempi d’inettitudine amministrativa sono innumerevoli, e si sposano con il tentativo di ridurre i diritti dei cittadini che non si rispecchiano nei suoi canoni culturali e politici che si rifanno a retaggi vicini, e in molti casi sovrapponibili, al pensiero dell’estrema destra.
L’unica via per riaffermare il suo ruolo di sindaco sembra quindi quello di puntare sulla “sicurezza dei cittadini”, da sempre cavallo di battaglia delle destre, (spesso seguiti goffamente su questo piano dalle forze del centrosinistra), da sventolare davanti agli occhi dei cittadini incuranti dell’odio e degli esiti divisivi che un’informazione distorta e strumentale creano nella società.
Ora il mirino della giunta si sta spostando sugli “accattoni”, rinverdendo le famose politiche decennali per il “decoro”.
Un comunicato stampa del Comune di Verona annuncia compiaciuto che sono 12 le persone fermate, alle quali è stato comminato un provvedimento di allontanamento per 48 ore e, che, in caso di “recidiva” saranno sottoposti al daspo urbano. La Verona-vetrina è quindi salva e altri voti possono essere incamerati da quella Verona bene che da sempre ama nascondere la polvere sotto il tappeto.
Esiste poi la questione dei “negozi etnici”, non nuova per la verità, ma che nelle ultime settimane sta acquistando notevole rilevanza. La scorsa settimana il primo “blitz” della polizia locale nei “negozi etnici” in Veronetta, dove sono state comminate delle multe, alcune, a nostro avviso davvero ridicole. In un negozio di barbiere, infatti, si è elevata una contravvenzione motivata dall’”assenza dei requisiti professionali”. Detta così pare una irregolarità grave ma proseguendo nella lettura del comunicato leggiamo “in quanto non risultava il direttore tecnico del negozio” e a questo punto diventa abbastanza evidente che non si tratta della mancanza di diplomi o attestati al compiere quel tipo di lavoro ma semplicemente di un cavillo, (o accanimento) burocratico. Nell’occasione sono stati identificati e controllati anche gli avventori “etnici” dei negozi.
Pochi giorni dopo è invece il quartiere di Borgo Venezia a finire sotto l’occhio vigile della polizia locale del Comune di Verona. Vengono conrollati i “negozi etnici”, (e ancora solamente quelli) del rione e non viene rilevata alcuna irregolarità.
In questo caso è presente addirittura l’assessore alla sicurezza del Comune, Marco Padovani, a rivendicare l’operazione politica della giunta comunale. Come se non bastasse in entrambe i “blitz”, ci tiene a sottolineare la giunta, erano presenti unità cinofile, instillando nell’opinione pubblica il sentore che, dietro a quelle attività commerciali, possa nascondersi qualche disegno criminale, magari legato al traffico di droga.
Si tratta solo degli ultimi episodi di una lunga serie e intendiamo evidenziare quella che, in un’altra città, verrebbe probabilmente definita un’attività intimidatoria e abberrante nelle sue modalità.
Andrebbe anche chiesto all’amministrazione Sboarina perché queste “massicce operazioni” vengono condotte esclusivamente nei confronti dei negozi retti da persone straniere e non, invece, anche in quelli gestiti da italiani. Infatti non stiamo raccontando vicende legate alle segnalazioni di vicini di casa che si lamentano dei bar fracassoni, o comunque di operazioni mirate, ma di qualcosa d’altro che ha a che fare con la discriminazione.
Questa scelta ha forse a che fare con il concetto nebuloso di “veronesità” espresso dalle frange dell’estrema destra veronese? I veronesi, o gli italiani, sono forse di default più civili, più rispettosi delle regole degli stranieri? Eppure quasi ogni giorno si assiste ad un’interdittiva antimafia o a truffe e condotte criminali che riguardano i nostri concittadini. Noi pensiamo che tutto questo non possa essere spiegato se non con una visione razzista della giunta vigente, che deve, viste le peculiarità di Verona, essere esaltata man mano che ci si avvicina alle elezioni.
E tutto questo accade, lo ricordiamo, mentre stampa e sindaco scrivono e avvallano, consapevolmente, delle vere e proprie fake news come quella dell’arrivo di 1200 migranti a Verona, oppure mentre solo la determinazione delle realtà di movimento riescono a far sì che i dormitori non vengano chiusi.
Ma cosa fara’ Federico Sboarina quando, inevitabilmente, le situazioni di grave disagio aumenteranno in modo esponenziale nel momento in cui sarà tolto il blocco a sfratti e licenziamenti, e centinaia di persone, italiane e straniere, saranno costrette ad occupare edifici abbandonati per sopravvivere…Continuerà la sua lotta contro i poveri? Oppure penserà lui a procurare case, magari in centro storico, come è successo proprio a lui, alla metà del loro prezzo di mercato, attraverso la spregiudicatezza del suo studio legale…Ma questa è un’altra storia che vi invitiamo a leggere perché davvero molto istruttiva rispetto alla personalità di chi guida Verona e si appresta a tornare sullo scranno più alto del Comune.

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Andrea Nicolini
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