“Giornata nazionale per la vita nascente”? Dietro il sostegno del sindaco Sboarina si intravede la solita destra antiabortista

Il 2 febbraio si è tenuta una conferenza stampa a Palazzo Barbieri nella quale il sindaco Federico Sboarina annunciava l’invio di una sua lettera indirizzata ai Presidenti dei due rami parlamentari. Si tratta di una missiva a sostegno delle sei proposte di legge depositate nel marzo 2021 e inerenti l’istituzione di una “Giornata nazionale per la vita nascente”, con la richiesta di una veloce approvazione. Uno dei disegni di legge vede come primo firmatario il deputato veronese Ciro Maschio, esponente di Fratelli d’Italia, partito nel quale oggi milita anche il sindaco.

I sei atti parlamentari contengono tutti, come punto di partenza, una disamina, corredata da dati Istat, focalizzata sul problema della denatalità che affligge il nostro paese. In una nota aggiuntiva l’amministrazione inserisce però un dato poco credibile, attribuendolo all’Istituto di statistica, secondo il quale nel 2050 è stimato un calo di nascite tale che porterebbe la popolazione italiana dagli attuali 60 a 40 milioni, riducendo di un terzo gli abitanti dell’Italia. Come dire che nel giro di un secolo lo stivale sarebbe completamente spopolato!

Presentazione, a Palazzo Barbieri, della proposta di istituire la “Giornata nazionale della vita nascente”

Le motivazioni addotte per motivare tale catastrofe sarebbero, secondo i disegni di legge e il sindaco, riconducibili a due tipi di problematiche. La prima di carattere sociale e la seconda di carattere culturale.

Per quanto riguarda la prima è del tutto vero che i salari bassi, l’inesistenza di reali pari opportunità per le donne, la rottura del cosidetto “ascensore sociale”, la penuria cronica e gli alti prezzi dei servizi alla genitorialità contribuiscono fortemente a scelte che spesso escludono la possibilità di avere figli. A questo andrebbe probabilmente aggiunta anche la paura per un futuro nel quale i cambiamenti climatici sempre più consistenti sembrano mettere seriamente in pericolo la vita delle persone sul nostro pianeta.

Rispetto a queste tematiche però la risposta non può essere quella di “sensibilizzare” i cittadini, che conoscono già bene, vivendoli in prima persona, tutti questi ostacoli. Deputati e senatori dovrebbero utilizzare ben altri strumenti per ovviare a questi problemi, come il legiferare per risolverli. Anche il sindaco e la sua amministrazione potrebbero condurre azioni in questo senso, cercando di non distruggere il poco verde pubblico rimanente o abbassando le proibitive rette degli asili nido comunali.

E’ del tutto evidente che il vero obiettivo al quale mira la giunta guidata da Federico Sboarina e gran parte della sua parte politica è strettamente collegato alla seconda tematica citata, e cioè quella culturale.

La presenza di Massimo Gandolfini, presidente del Family day, alla conferenza stampa, chiarisce le cose, almeno quanto alcuni dei nomi firmatari dei disegni di legge, tra i quali spiccano Pillon e Rauti. La vera ragione per la quale si vorrebbe istituire la “Giornata della vita nascente” è da ricercarsi nella volontà di poter portare avanti le solite politiche contro l’interruzione di gravidanza e per negare il diritto di scelta delle donne in materia di sessualità e di aborto. E’ a questo che dovrebbero servire le iniziative nelle scuole, gli incontri pubblici e le supposte celebrazioni.

In effetti, a ben vedere, lo stesso titolo della giornata non è focalizzato sui problemi che possono ostacolare la genitorialità ma invece sulla figura della vita nascente. Un termine abbastanza ambiguo che prende in considerazione la vita che sta per nascere, e non quella già avviata.

Tale attaccamento alla vita, va detto, non si riconosce però nelle politiche migratorie che i politici, di centrosinistra e ancor più di destra, mettono in pratica. Sappiamo bene come il Mar Mediteraneo sia un cimitero marino di persone senza nome e come i respingimenti, i porti chiusi, per esempio, favoriscano la strage continua.

Eppure, se davvero si volesse risolvere il problema della denatalità, i migranti potrebbero essere una reale risorsa, e la creazione di una società multietnica è sempre stata una delle componenti più importanti nell’affermazione socio-culturale, ma anche economica, di uno stato.

Qualcuno, magari nel centrosinistra, potrebbe obiettare che in fondo l’istituzione di una “Giornata della vita nascente” non creerebbe troppo danno, e forse limiterebbe l’aggressività dei gruppi, e dei politici, antiabortisti che troverebbero uno spazio nel quale esprimersi.

Sarebbe, a nostro avviso, l’ennesimo errore di sottovalutazione che si ritorcerebbe come un boomerang e andrebbe a colpire non tanto la classe politica avversa alla cancellazione della Legge 194, ma le donne che ne subirebbero le conseguenze in prima persona.

Gli spazi di discussione e incontro per pontificare le loro certezze cercando di imporle a tutte e tutti non sembrano mancare e basterebbe ricordare il Congresso mondiale delle famiglie che si è svolto proprio a Verona, (e non è certo un caso) alla fine di marzo del 2019.

L’istituzione della Giornata del Ricordo, voluta dalla stessa parte politica e che ha visto la sostanziale acquiescienza delle forze di centrosinistra, sta funzionando come volano per permettere la riemersione di un clima identitario e nazionalista che a malapena copre i rigurgiti fascisti, come testimoniano, ad esempio, le azioni censorie e in qualche caso squadriste praticate da una parte politica ben individuabile che vorrebbe riscrivere la storia a suo piacimento, arrivando a bacchettare, e non impedire l’espressione, degli storici che chiedono di contestualizzare la tragedia delle foibe in un panorama più ampio che evidenzierebbe i crimini perpetrati dai fascisti.

Anche per questo ribadiamo che l’istituzione di una “Giornata della vita nascente” non può essere considerata cosa neutra e va contrastata per impedire che, in nome di un concetto di libertà utilizzato in modo subdolo e strumentale, venga ostacolata se non impedita la reale libertà di scelta delle donne.

Aggiungiamo inoltre, come ultimo spunto di riflessione, ma non di importanza, che il considerare, come sta scritto sui disegni di legge menzionati e come dice il sindaco di Verona, la donna essenzialmente come madre fulcro della costruzione sociale è propria del pensiero veicolato dal ventennio fascista, e che esso è stato fortunatamente superato dal riconoscimento della libertà individuale attraverso decenni di lotte del movimento femminista. E’ una pagina chiusa e non va riaperta!

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Andrea Nicolini
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